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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Americanismo


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I. Il fenomeno. La connessione con la mistica è abbastanza limitata e marginale, una volta chiariti i vari significati attribuiti al termine A. Vanno da « eresia » fino a « fantasma »: da qui l'idea di essere davanti ad una realtà pericolosa, equivalente ad una deviazione dottrinale della fede cristiana, fino all'opinione di considerare tutto un « mito ». Tutte e due le posizioni estreme corrispondono storicamente a due tipi di a., comunque, tutti e due sono vincolati in qualche modo alla figura di Isaias Hecker (1888).
L'a. politico?religioso, rappresentato principalmente dai vescovi J. Ireland e J. Kaene e dai loro seguaci in Europa F. Klein e D. O'Connell, non fu altro che un fenomeno di « inculturazione », consistente nella legittima « americanizzazione del cattolicesimo »; rispondeva al sentimento di molti cattolici americani che perseguivano un adattamento delle espressioni religiose alla sua peculiare idiosincrasia. In tal senso, fu una realtà di ampia estensione e consistenza. Paradigma della corrente fu considerato il fondatore dei Paulisti, I. Hecker. La diffusione della sua vita in Europa, attraverso la versione francese con introduzione di F. Klein (1897), diede origine all'a. dottrinale, cioè, all'elaborazione in chiave teorica dei criteri e dei principi che ispiravano la « prassi americana ».

II. I teorici della sintesi, specialmente Ch. Maignen e Périès, giunsero a considerarla una nuova scuola teologica piena di errori, tendente all'eresia. I punti principali erano: esistenza di una naturale aspirazione al bene soprannaturale; esagerato ampliamento dell'azione dello Spirito Santo; distinzione arbitraria e pericolosa tra le virtù attive e quelle passive; negazione della distinzione tra precetti e consigli, con logica avversione per la vita religiosa; errata spiegazione della vita spirituale.

La sintesi tracciata dai critici europei, principalmente francesi, coincide sostanzialmente con le deviazioni denunciate da Leone XIII nella lettera al card. Gibbons Testem benevolentiae.1 Non è una condanna concreta, ma una messa in guardia davanti alla « somma delle opinioni che alcuni chiamano a. » I punti segnalati come possibili deviazioni erano: la Chiesa avrebbe dovuto essere più indulgente con le altre confessioni in materia di dottrina e disciplina; era superflua l'esistenza di una guida o magistero esterno, dato che esisteva una nuova effusione di grazia dello Spirito Santo; le virtù naturali erano più adatte ai tempi moderni che quelle soprannaturali; le virtù passive erano tipiche di altri tempi, mentre le virtù attive erano le più adeguate; le virtù passive vincolate alla vita religiosa erano le meno convenienti per i tempi moderni; dovevano trovarsi nuovi mezzi per portare conversioni alla Chiesa. Tutti i principali fautori dell'a. politico?religioso protestarono dicendo che nessuno professava dottrine denunciate nella lettera pontificia, pertanto non avevano difficoltà ad accettarla nella sua integrità. Di conseguenza, coloro che attaccavano Maignen, Périès e altri denunciavano un'« eresia fantasma »; una creazione degli stessi, una dottrina che non era mai esistita. Anche se gli istigatori dell'intervento pontificio insistettero e riaffermarono l'esistenza dell'« eresia », tutto si pacificò con l'intervento di Leone XIII. Il verdetto della storia ha riconosciuto il « mito e la realtà ».

III. A. mistico. Coloro che denunciarono i « pericolosi errori » del movimento lo chiamarono « l'a. mistico», dando all'aggettivo un'accezione notevolmente lontana da ciò che era usuale allora nel campo teologico. In realtà, la sintesi dottrinale dell'a., tale come essi la organizzavano, e tale come appariva subito nella lettera di Leone XIII, lasciava poco spazio per la mistica, come esperienza interiore. C'era appena una finestra aperta con l'insistenza nella presenza e azione dello Spirito Santo. Non concretizzava, tuttavia, né le forme né le espressioni personali di quest'azione. La pretesa negazione del soprannaturale e il discredito delle virtù teologali e passive, lasciava quasi senza base qualunque tipo di esperienza mistica. Tradizionalmente, questa si presentava come qualcosa di più tipico della ricettività che dell'attività, mentre si affermava che l'a. predicava l'attivismo, il valore primario delle virtù attive.

Era esatta l'identificazione di un punto fondamentale della « prassi americana » nella esaltazione dello Spirito Santo e della sua azione nelle anime e nella Chiesa. Era qui che si collegava in maniera più diretta e profonda con la figura emblematica di I. Hecker. I suoi scritti autobiografici, meglio ancora che la biografia di W. Elliott, dimostrano l'importanza da lui attribuita all'ispirazione diretta dello Spirito Santo, come sottolineava bene F. Klein nella versione francese. Hecker era penetrato profondamente nella realtà della vita cristiana. Nella sua inquietudine nel cercare la verità e il sentiero sicuro della santità, ha provato intense esperienze intime, anche prima del suo passaggio definitivo alla Chiesa cattolica. Nella descrizione della sua vita interiore dimostra un'ampia conoscenza dei grandi mistici della tradizione cristiana, nonché dei suoi schemi e del suo vocabolario, però la sua è indubbiamente una « mistica dell'azione », non una mistica contemplativa.

Se si deve parlare di mistica nell'a. reale, la si deve situare in questa linea; di fatto, i primi movimenti « pentecostali » e « carismatici » in America del nord appaiono storicamente come prolungamento di questa « mistica dell'azione ». I. Hecker ne è, in questa prospettiva, il paradigma e anche il leader. Convergono e si confondono in lui la mistica come esperienza e la mistica come leadership.

Note: 1 22.1.1899, cf AAS 31 (1940), 474?478.

Bibl. O. Confessori, L'americanismo cattolico in Italia, Roma 1984; R.E. Curran, Prelude to « Americanismus »: The New York Accademia and Clerical Radicalism in the Late Nineteenth Century, in Church History, 47 (1978), 48?65; F. Deshayes, s.v., in DTC I, 1043?1049; W. Elliot, The Life of Father Hacker, New York 1891; J. Ellis, The Life of James Cardinal Gibbons, Archibishop of Baltimore (1834?1921), 2 voll., Milwaukee 1954; A. Houtin, L'Américanisme, Paris 1903; Ch. Maignen, Études sur l'américanisme. Le Père Hecker est?il un saint?, Paris 1898; T. McAvoy, The Great Crisis in American Catholic History 1895?1900, New York 1957; Id., Americanismo: mito e realtà, in Con 27 (1967), 130?144; E. Pacho, s.v., in DES I, 109?112; G. de Pierrefeu, s.v., in DSAM I, 475?488;

Autore: E. Pacho
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)