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Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Ebrei


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L'appellativo è usato generalmente per indicare i discendenti dei Patriarchi: nella Bibbia è adoperato in forma esclusiva dai non Israeliti o dagli Israeliti quando parlano con i non Israeliti. Particolarmente si parla degli E. nell'epoca in cui gl'Israeliti dimorarono nell'Egitto, ai tempi nei quali Samuele e Saul combattevano con i Filistei (cf. I Sam 14, 21 dove gli E. soggetti ai Filistei, passano dalla parte degli Israeliti!). Del servo ebreo da redimere si parla in Ex. 21, 2; cf. Deut. 15, 12; ler. 34.9. In Gen. 10, 21 si dice che Sem fu padre di tutti i figli di 'Eber, considerato in seguito come uno dei progenitori di Abramo (Gen. 11, 16-27). Se gli E. sono figli di Eber, ne segue dalle genealogie che il nome gentilizio 'Ibri ha accezione più larga di «discendenti di Abramo».
Nei documenti cuneiformi sin dalla terza dinastia di Ur del sec. XX si parla di Habiru o Hapiru, designato anche con l'ideogramma Sa-gaz. Nel sec. XIX appaiono nell'Asia Minore; nel sec. XVIII nella Mesopotamia inferiore; nel sec. XV son nominati nei documenti di Nuzu. Nei sec. XV-XIV si parla di Sa-gaz nelle lettere di EI-Amarna; nei sec. XIV-XIlI nei testi hittiti. Dalle scoperte di Ras Shamra (inizio sec. XIV) Sa-gaz in Ugaritico son detti 'prm. In Egitto sono attestati dai tempi di Aménophis II (in pieno sec. XV) sino al regno di Ramses IV (sec. XII). L'accadico Hapiru, l'ugaritico 'prm e l'egiziano 'apiru non sono una denominazione etnica, ma designano una classe di persone sempre considerate come straniere dal popolo in mezzo al quale vivono, mal tollerati e impossibilitati a costituirsi in popolo. Forse si può ritenere che agli E. fu anche dato tal nome. Denominazione etnica invece è quella di Aramei (cf. Deut. 26, 5; Gen. 24, 10; 25, 20; 31, 18), ai quali appartennero effettivamente Abramo e i suoi. Nelle varie peregrinazioni sancirono patti con altri popoli: p. es. i discendenti di Giuseppe provengono da un matrimonio con un'egiziana. Di qui gl'Israeliti si con. vinsero di essere aramei misti ad altre stirpi (cf. Ez. 16, 3.) (cf. De Vaux, art. cit., in RB, 55 [1948] 337.47).

La storia dei Patriarchi. - Secondo la tradizione biblica il popolo israelitico discende dai Patriarchi i cui avvenimenti son narrati nel libro della Genesi. La famiglia di Abramo ebbe origine da Ur dei Caldei, oggi Al-Muqqayyer (Gen. 11, 28- 31; 15.7; cf. Neh. 9, 7), che, forse, abbandonò, dopo che la Dinastia III di Ur fu soppiantata, per fissare la sua dimora in Barran (Gen. 11, 31-32; 12, 4-5; cf. 27, 23-28, 10; 29, 4) (oggi Eski-Barran). Da quella regione, Abramo, chiamato da Dio, partì in compagnia di Lot, padre degli Ammoniti e dei Moabiti, per la terra di Canaan. Isacco, suo figlio, sposa Rebecca ed ha come figli Esaù e Giacobbe. Giacobbe toglie ad Esaù i diritti di primogenitura e la benedizione paterna: fugge presso Laban fratello di Rebecca, dove sposa due sorelle, Lia e Rachele; da queste e dalle loro ancelle ottiene undici figli. Parte nella terra di Canaan e, dopo aver combattuto con Dio nei pressi del Iabboq, riceve il nome di Israele (Gen. 32, 22-27). Si riconcilia con il fratello Esaù; ad Ephratah (Gen. 35, 16) gli muore Rachele nel partorire Beniamino. I fratelli, per invidia, vendono agli Ismaeliti Giuseppe, che, condotto in Egitto, dopo dure vicende è elevato a un alto grado di autorità. Sparsa si una grave carestia nel loro paese, i fratelli di Giuseppe scendono nell'Egitto per cercar da mangiare. Giuseppe li accoglie benevolmente, anzi li invoglia a ritornare nel loro paese per indurre anche Giacobbe a scendere in Egitto. Così i Patriarchi scesero nell'Egitto dove presero dimora nella terra di Gosen (Gessen). La cronologia del libro della Genesi, essendo molto probabilmente composta in forma schematica, appena ci può servire per determinare il tempo nel quale avvennero queste cose. Dopo 25 anni dalla partenza da Barran quando Abramo aveva cento anni, nasce Isacco (Gen. 12, 4; 21, 5). Passano 60 anni e nasce Giacobbe (Gen. 25, 26), il quale a 130 anni va in Egitto (Gen. 47, 9). Addizionando questi numeri si hanno 215 anni che corrispondono alla metà della durata della dimora in Egitto (Ex. 12, 40).
L'unico brano che potrebbe apportare luce è Gen 14 dove si narra la spedizione di Kedorlaomer con i suoi alleati contro Sodoma, Gomorra e altre città. Se , Amraphel può identificarsi con Bammurapi, bisogna porre Abramo nello stesso periodo del re babilonese (1728-1668). Questa identificazione però è piena di difficoltà come quella degli altri re che vengono ivi nominati (cf. R. De Vaux, in RB, 55 [1948] 331-335; M. Noth, Arioch-Arriwuk, in Vetus Testamentum, 1 [1951] 136-140). Secondo Gen. 14, la Transgiordania era occupata da sedentari; i dati archeologici ora ci inducono a credere che ogni segno di cultura è interrotto dalla fine del primo periodo del Bronzo II (sec. XVIII). Abramo dové trovarsi nella terra di Canaan verso il 1850. Con la quarta generazione, i suoi discendenti partono in Egitto (ca. 1700), in quello stesso tempo in cui gli Hyksos fissarono le loro sedi sul Delta (cf. R. De Vaux, in RB, 55 [1948] 335 ss.).

I Patriarchi furono semi-nomadi più che semplicemente nomadi. Ebbero spesso sedi fisse (Gen. 23; 33, 19), scavarono pozzi (Gen. 21, 25; 26, 15) e coltivarono la terra (Gen. 25, 29; 26, 12; 27, 28; 30, 14; 37, 7) (cf. R. De Vaux, in RE, 56 [1949] 5-8). Esodo dall'Egitto. - Che cosa sia realmente accaduto quando la famiglia di Giacobbe entrò nell'Egitto (70 persone: Gen 46, 27) e quando dopo 430 anni ne uscì (Ex. 12, 37,38) in numero di circa 600.000, le fonti non ce lo dicono. Si stanziarono nella terra di Gosen, da identificarsi probabilmente con Wadi Tumilat. Qui gli Israeliti costruirono delle città (Ex. 1, 11): Pitom (probabilmente Tell el Retabà) e Ra'amses (Pi-Ramses degli Egizi: o Tanis o Qantir). Ivi allevarono mandrie di bestiami (Gen. 46, 34; 47, 6), ma probabilmente con il passar del tempo esercitarono anche altre arti (cf. Ex. 12, 13). Incominciatisi a moltiplicare furono variamente vessati, prima con duri lavori poi con la soppressione dei figli maschi. Dio suscitò il liberatore in Mosè, che, esposto dai genitori, viene raccolto ed educato dalla figlia del Faraone. Sopravvenute molte calamità Faraone è indotto a lasciar liberi gli Israeliti. Alcuni pensano che si deve risalire al 1450 circa sotto la dinastia 180 (cf. A. Lucas, The Date of the Exodus, in Palestine Exploration Quarterly, 73 [1941] 110-120). Altri opinano che il Faraone dell'oppressione sia stato Ramses II (1292-1225), mentre gli Israeliti sarebbero stati liberati sotto il regno di Mèrnephtah (1225-1215) (cf. G. Ricciotti, Storia d'Israele, I, pp. 222-228; cf. H. Cazelles, L'auteur du code de l'alliance, in Vivre et Penser, III; in RB, 52 [1945] 180 ss., R. De Vaux, Israel, in DBs, IV, coll. 736 s.). Secondo Ex, 12, 37 gli Israeliti dell'esodo erano: 600.000 uomini; cf. Num. 1, 19-46: 603.000; Num. 26, 1-51: 601.730.

Usciti dall'Egitto attraversarono il «Mar Rosso», probabilmente nella parte meridionale del lago Amari (cf. C. Bourdon, in RB, 41 [1932] 370-392; 538-549). Poi si rivolsero al monte Sinai, dove Mosè costituì il popolo dopo aver sancito in modo solenne un'alleanza col Signore. (Oggi Mosè è considerato anche dai critici come fondatore del iahwismo: cf. H. H. Rowley, The old Testament and Modern Study, Oxford 1951, pp. 286·291). Per le varie e continue ribellioni, Iahweh stabilì che nessuno di quelli che, a vent'anni, avevano lasciato l'Egitto, potessero entrare nella Terra Promessa (Num. 14, 28-32). Frustrato un tentativo di penetrazione (Num. 14, 40-45; 21, l), dopo lungo cammino, pervennero al Giordano, di fronte a Gerico. (Per queste peregrinazioni cf. F. M. Abel, Géographie de la Palestine, II, Paris 1938, pp. 208.217). In questo viaggio abbatterono Sehon, re degli Amorrei e Og, re di Basan (Num. 21, 21-35); le loro terre furono occupate dalle tribù di Ruben e di Gad; e da una metà dalla tribù di Manasse (Num. 32) (cf. R. De Vaux, Notes d'histoire et de topographie transjordaniennes, in Vivre et Penser, I [1941] 16-29).

Occupazione della terra promessa e periodo dei Giudici. Guidati da Giosuè, gl'Israeliti passano miracolosamente il Giordano. Il popolo riprende, a Galgala, l'uso della circoncisione, trascurata nel deserto, e celebra la Pasqua. Con l'aiuto del Signore, conquista e maledice Gerico. Gli abitanti di Gabaon sottopongono gli Israeliti ad un'alleanza dolosa, che fa sorgere una coalizione dei re meridionali contro gl'Israeliti, vinti gli uni e gli altri da Giosuè. Le tribù israelitiche se avevano potuto occupare la parte meridionale della terra di Canaan (Iudc. 1, 1-27), il monte Efraim (Iudc. 1, 22-26) e la parte settentrionale, alla morte di Giosuè, non ancora l'avevano occupata tutta (Ios. 16, 10; 17, 12 s., 15-18; Iudc. 1).

Vivendo spesso in contatto di popoli cananei (Iudc. l, 27-36), accadde che di tanto in tanto si allontanavano da Iahweh; perciò, dati nelle mani di altri popoli, ne erano liberati in seguito appena pentiti, per mezzo dei Giudici (v.). Gli Israeliti non ancora avevano assoggettato tutta la regione quando i Filistei, il nuovo popolo che giunse nella terra di Canaan, si erano impadroniti delle spiagge marittime. Contro di questi combatté Sansone, ma li sconfiggerà definitivamente David. Il continuo e vicendevole pericolo li spinse ad un'unione, non solo religiosa tra varie tribù, cosa che sempre era esistita per la comune fede in Iahweh, ma anche politica. I Filistei così sono da considerarsi una delle cause provvidenziali per la costituzione del regno di Israele. (v. Samuele e Saul).
[N. B. W.]

BIBL. - G. RICCIOTTI, Storia d'Israele, I, Torino 1932, pp. 139-338; R. DE VAUX, Les Patriarches hébreux et les découvertes modernes. in RB. 53 (1946) 321-348; 55 (1948) 321-347; 56 (1949) 5-36; ID, Israel, in DBs, IV, coll. 729-43: P. HEINISCH, Geschichte des Alten Testaments, Bonn 1950, pp. 39-153.

Autore: Padre Beniamino Nespon-Wambacq
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora