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Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Guerra


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La guerra non è soltanto un fatto umano che pone problemi morali; la sua presenza nel mondo biblico permette alla rivelazione di esprimere, partendo da un‘esperienza comune, un aspetto essenziale del dramma in cui è impegnata l‘umanità e la Cui posta è la salvezza: la lotta spirituale tra Dio e Satana. È vero Che il disegno di Dio ha come fine la pace; ma questa pace suppone essa stessa una vittoria acquistata a prezzo del Combattimento.

VT

I. GUERRE UMANE E COMBATTIMENTI DI DIO

1. La guerra, forma di violenza, è un elemento importante della condizione umana. Nell‘Oriente antico era un fatto endemico: ad ogni inizio d‘anno i re «scendevano in campo» (2 Sam 11, 1). Invano gli imperi, nei periodi di grande civiltà, firmavano trattati di «pace perpetua»: l‘evoluzione dei fatti rompeva presto questi fragili contratti. Inserita in questa cornice, la storia di Israele comporterà quindi un‘esperienza, ora esaltante ed ora crudele, dei combattimenti umani. Ma, introdotta nella prospettiva del disegno di Dio, questa esperienza vi acquista una portata specificamente religiosa: la guerra vi si rivela ad un tempo come una realtà permanente di questo mondo e Come un male. 2. Tuttavia, trasferendo nel campo religioso i risultati della sua esperienza sociale, l‘Oriente antico non tralasciava di introdurre anche la guerra nella sua rappresentazione del mondo divino. Immaginava volentieri, nei tempi primordiali, una guerra degli dèi, della quale tutte le guerre umane erano come i prolungamenti e le imitazioni terrene. Israele, pur eliminando il politeismo supposto da tali immagini, conserva non di meno quella di un Dio Combattente (Sal 74, 13 ss; 89, 10 s); ma la trasforma per adattarla al suo monoteismo e per darle un posto nella realizzazione terrena del disegno di Dio.

II. ISRAELE AL SERVIZIO DELLE GUERRE DI JAHVE

1. Le prospettive aperte dall‘alleanza sinaitica non sono di pace, ma di lotta: Dio dà una patria al suo popolo, ma questo la deve conquistare (Es 23, 27-33). Guerra offensiva, Che è sacra e si giustifica nella prospettiva del VT: Canaan, con la sua civiltà Corrotta accompagnata da un culto reso alle forze della natura, costituisce un‘insidia per Israele (Deut 7, 3 s); perciò Dio sanziona il suo sterminio (Deut 7, 1 s); le guerre nazionali di Israele saranno quindi le «guerre di Jahve» mentre il bottino Conquistato verrà votato all‘anatema (Gios 6). Più ancora, facendo nascere Israele alla storia, Dio instaura il suo proprio regno in terra, grazie ad un popolo Che gli rende Culto ed osserva la sua legge. Difendendo la propria indipendenza contro gli aggressori esterni, Israele difende quindi nello stesso tempo la causa di Dio: ogni combattimento difensivo è ancora una «guerra di Jahve». 2. In tal modo, nel Corso dei secoli, Israele fa l‘esperienza di una vita Combattiva, in Cui il dinamismo nazionale è posto al servizio di una causa religiosa. Guerre offensive contro Sikhon ed Og (Num 21, 21-35; Deut 2, 26 - 3, 17), poi Conquista di Canaan (Gios 6 - 12). Guerre difensive Contro Madian (Num 31) e contro gli oppressoti dell‘epoca dei giudici (Giud 3 - 12). Guerra di liberazione nazionale con Saul e David (1 Sam 11 - 18; 28 - 30; 2 Sam 5; 8; 10). In questo Complesso di avvenimenti Israele appare Come l‘araldo di Dio in terra; il suo re è il luogotenente di Jahve nella storia. L‘ardore delle fede esige prodezze militari, sostenute dalla certezza dell‘aiuto divino e dalla speranza di una vittoria ad un tempo politica e religiosa (cfr. Sal 2; 45, 4 ss; 60, 7-14; 110). Ma forte sarà la tentazione di confondere la causa di Dio con la prosperità terrena di Israele.

III. I COMBATTIMENTI DI JAHVE NELLA STORIA

1. Jahve combatte per il suo popolo. - Le guerre di Jahve Condotte da Israele non sono tuttavia che un aspetto dei combattimenti condotti da Dio nella storia umana. Fin dalle origini egli è personalmente in lotta contro le forze malvagie Che si oppongono ai suoi disegni. Il fatto è posto in evidenza nella storia del suo popolo, quando diversi nemici tentano di intralciarne il Cammino. Allora Dio, affermando la sua padronanza sugli avvenimenti, interviene mediante la sua azione sovrana, ed Israele fa l‘esperienza di meravigliose liberazioni: al tempo dell‘esodo, Jahve combatte contro l‘Egitto, Colpendolo con prodigi di ogni specie (Es 3,20), colpendolo nei suoi primogeniti (Es 11,4 ...) e nel suo capo (Es 14, 18 ...); in Canaan sostiene gli eserciti di Israele (Giud 5, 4. 20; Gios 5,13s; 10,10- 14; 2 Sam 5,24); nel corso dei secoli assiste i re (Sal 20; 21) e libera la sua città santa (Sal 48,4-8; 2 Re 19, 32-36)... Tutti questi fatti mostrano Che le lotte umane non raggiungono il loro scopo se non per la sua forza; gli uomini combattono, ma Dio solo dà la vittoria (Sal 118, 10-14; 121, 2; 124). 2. Dio combatte contro i peccatori. - Ora i Combattimenti terreni di Israele non hanno Come fine ultimo il trionfo temporale di Israele. La sua gloria è di natura diversa; il suo regno di ordine diverso. Egli vuole Che si stabilisca un regno di prosperità e di giustizia, come lo definisce la sua legge. Israele ha la missione di realizzarlo; ma se non lo fa, Dio è in dovere di Combattere il suo popolo peccatore allo stesso titolo per cui combatte le potenze pagane. Perciò, come contropartita delle sue infedeltà, Israele fa pure l‘esperienza dei rovesci militari: al tempo del deserto (Num 14,39-44), di Giosuè (7, 2...), dei giudici (1 Sam 4), di Saul (1 Sam 31). Al tempo dei re, il fatto ritorna periodicamente e, dopo le distruzioni di molteplici invasioni, Israele e Giuda finiranno per conoscere una completa rovina nazionale. Agli occhi dei profeti questi sono i risultati di giudizi divini: Jahve colpisce il suo popolo peccatore (Is 1, 4-9); manda gli - invasori incaricati di castigarlo (Ger 4, 5 - 5, 17; 6; Is 5, 26-30). Gli eserciti di Babilonia sono ai suoi ordini (Ger 25, 14-38) e Nabuchodonosor è suo servo (Ger 27, 6 ss). Attraverso questi avvenimenti terribili Israele comprende ora che la guerra è fondamentalmente un male. Risultato dell‘odio fratricida fra gli uomini (cfr. Gen 4), essa è legata al destino di una razza peccatrice. Flagello di Dio, essa non sparirà quindi radicalmente dalla terra se non quando sarà sparito il peccato stesso (Sal 46, 10; Ez 39, 9 s). Perciò le promesse escatologiche dei profeti terminano tutte con una meravigliosa visione di pace universale (Is 2,4; 11,6-9; ecc.). Questa è la salvezza autentica alla quale Israele deve aspirare, piuttosto che a guerre sante di conquista e di distruzione.

IV. I COMBATTIMENTI ESCATOLOGICI

1. L’assalto delle forze nemiche. - Tuttavia questa salvezza non verrà senza combattimento. Ma questa volta la lotta, attraverso i diversivi temporali, rivelerà il suo carattere essenzialmente religioso molto meglio che nel passato. Indubbiamente la sua evocazione anticipata ha ancora l‘aspetto di un assalto militare dei pagani contro Gerusalemme (Ez 38; Zac 14,1-3; Giudit 1-7). Ma nell‘apocalisse di Daniele, scritta durante la sanguinosa persecuzione scatenata dal re Antioco, è chiaro che la potenza nemica, rappresentata sotto i tratti di bestie mostruose, ha come primo disegno di «fare la guerra ai santi» e di combattere Dio stesso (Dan 7, 19-25; 11, 40-45; cfr. Giudit 3, 8). Dietro la lotta politica si può così discernere la lotta spirituale di Satana e dei suoi alleati contro Dio. 2. La replica di Dio. - Dinanzi a questo assalto che un impero pagano totalitario muove alla sua fede, il giudaismo può bensì reagire ancora mediante una rivolta militare che si ricollega alle tradizioni della guerra santa (1 Mac 2 - 4; 2 Mac 8 - 10). Ma di fatto sa di essere impegnato in una lotta più alta, per la quale deve contare soprattutto sul soccorso di Dio (cfr. 2 Mac 15, 22 ss; Giudit 9): al tempo fissato Jahve decreterà la morte della bestia (Dan 7, 11. 26) e ne spezzerà il potere (Dan 8, 25; 11, 45). Questa prospettiva supera il piano delle guerre temporali. Sfocia nel combattimento celeste con cui Dio coronerà tutti quelli che ha già sostenuto nella storia (cfr. Is 59, 15-20; 63, 1-6), tutti quelli che sostiene attualmente per difendere i giusti contro i loro nemici (Sal 35, 1 ss). Questo combattimento avrà come cornice il giudizio finale. Porrà termine in terra ad ogni iniquità (Sap 5, 17-23) e preluderà così direttamente al regno di Dio in terra. Sarà perciò seguito da una pace eterna, alla quale parteciperanno tutti i giusti (Dan 12, 1 ss; Sap 4, 7 ss; 5, 15 s).

NT

Il NT realizza queste promesse. La guerra escatologica vi è scatenata su un triplice terreno: quello della vita terrena di Gesù, quello della storia della sua Chiesa, quello della consumazione finale. In Gesù si rivela pienamente la natura profonda della lotta escatologica: non lotta temporale per un regno di questo mondo (Lc 22, 50 s; Gv 18, 38), e perciò Gesù rifiuta ogni violenza umana per difenderlo (Mt 26 - 52; Gv 18, 11), bensì lotta spirituale contro Satana, contro il mondo, contro il male. Gesù è il forte che viene ad abbattere il principe di questo mondo (Mt 4, 1- 11 par.; 12, 27 ss par.; Lc 11, 18 ss). Quindi anche questi reagisce tentando contro di lui un ultimo assalto: la condanna a morte di Gesù è il suo ultimo tentativo (Lc 22, 3; Gv 13, 2. 27; 14, 30); egli suscita l‘azione delle potenze terrene collegate contro l‘unto del Signore (Atti 4, 25-28; cfr. Sal 2). Ma, così facendo, accelera la propria sconfitta. Di fatto, paradossalmente, la croce di Gesù assicura la sua vittoria (Gv 12, 31): quando egli risuscita, le potenze ostili, malvagie, spogliate del loro dominio, figurano nel suo corteo trionfale (Col 2, 15). Vincitore del mondo mediante la sua stessa morte (Gv 16, 33), egli possiede oramai il governo della storia (Apoe 5); ma il combattimento che egli ha sostenuto personalmente si prolungherà attraverso i secoli nella vita della sua Chiesa.

II. LA CHIESA DI GESÙ

1.La Chiesa militante. - La Chiesa non è un‘entità di ordine temporale, com‘era ancora l‘antico popolo di Israele; quindi le guerre umane non sono più affare suo. Ma, sul suo proprio piano, essa è in stato militante per tutto il tempo che durerà la storia presente. Ciò che Gesù, per mezzo di essa, apporta agli uomini è bensì, sotto un certo rapporto; la pace con Dio e la pace tra loro (Lc 2, 14; Gv 14, 27; 16, 33); ma I. GEsv una simile pace non è di questo mondo. Perciò gli uomini che credono in lui saranno sempre esposti all‘odio del mondo (Gv 15, 18-21); sul piano temporale Gesù non ha portato loro la pace, ma la spada (Mt 10, 34 par.), perché il regno di Dio è esposto alla violenza (Mt 11, 12 par.). Individualmente, ogni cristiano dovrà sostenere una lotta, non contro avversari di carne e di sangue, ma contro Satana ed i suoi alleati (Ef 6, 10 ss; 1 Piet 5, 8 s). Collettivamente, la Chiesa sarà esposta agli assalti delle potenze di questo mondo, che si faranno alleate di Satana - come la Roma imperiale, nuova Babilonia (Apoe 12, 17 - 13, 10; 17). 2. Le armi cristiane. - In questo combattimento la Chiesa ed i suoi membri non si servono più delle armi temporali, ma di quelle che Gesù ha lasciato in eredità. Le virtù cristiane sono le armi di luce che il soldato di Cristo riveste (1 Tess 5, 8; Ef 6, 11. 13-17); è la fede in Cristo a vincere il maligno ed il mondo (1 Gv 2, 14; 4, 4; 5, 4 s). In apparenza il mondo può trionfare dei cristiani quando li perseguita ed uccide (Apoe 11, 7-10); vittoria precaria, che prelude ad un rovesciamento di situazione, così come la croce di Cristo preparava la sua risurrezione in gloria (Apoe 11, 11. 15- 18). L‘agnello fu vincitore del demonio con la sua morte; così anche i suoi compagni ne trionfano con il loro martirio (Apoe 12, 11; 14, 1-5). L‘eroismo di simili combattimenti supera di molto quello delle antiche guerre di Jahve e non esige minor valore.

III. IL COMBATTIMENTO FINALE

1. Prodromi. - Gli «ultimi tempi» inaugurati da Gesù assumono così l‘aspetto di una guerra a morte tra due campi: quello di Cristo e quello dell‘anticristo. Non c‘è dubbio che la lotta debba crescere in astuzia, in brutalità, in intensità, a mano a mano che la storia si avvicinerà alla sua fine. Ma il mondo malvagio, il mondo di peccato, è già colpito da una condanna divina, di cui il suo destino porta ormai il segno. Qui le guerre umane rivelano la pienezza del loro significato. Nell‘intimo dell‘esperienza temporale degli uomini esse scrivono i segni del giudizio futuro (Mt 24, 6 par.; Apoc 6,1-14; 9, 1-11). Rivelano le opposizioni interne, alle quali è votata l‘umanità peccatrice nella misura in cui non accoglie la pace di Cristo. 2. Immagini dell’ultimo combattimento. - Infatti il tempo scorre infallibilmente verso la sua fine. Se da un lato Cristo raduna a poco a poco nella sua Chiesa tutti i figli di Dio dispersi (Gv 11, 52), dall‘altro Satana, che lo scimmiotta, si sforza anch‘egli di unire in un solo esercito gli uomini che ha sedotto. Al termine dei secoli l‘Apocalisse ce li presenta riuniti sotto la sua guida per scatenare l‘ultimo combattimento (Apoc 19,19; 20, 7 ss). Ma questa volta Cristo vincitore farà rifulgere visibilmente la sua sovranità (cfr. Signore), Verbo di Dio apparso nella sua gloria in funzione di sterminatore (Apoc 19, 11-16. 21; cfr. Mt 24, 30 par.). L‘aspetto temporale dei fatti futuri si cela per noi dietro questa evocazione soprannaturale che sfocia, al di là del tempo, nel castigo eterno di Satana e dei suoi accoliti (Apoe 19, 20; 20,10). Dopo di che, superata ogni contraddizione, sia tra Dio e gli uomini, sia tra i diversi gruppi umani, la pace perfetta della nuova Gerusalemme introdurrà nuovamente nel paradiso l‘umanità salvata (Apoe 21). Visione di vittoria finale, che giustifica la costanza e la fiducia dei santi (Apoe 12, 10), perché allora la Chiesa militante si trasformerà per sempre in Chiesa trionfante, riunita atorno a Cristo vincitore (Apoe 3, 21 s; 7).

Autore: H. Cazelles e P. Grelot
Fonte: Dizionario teologico biblico