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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Gerusalemme


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Gerusalemme è una «Città santa», venerata dai giudei, dai cristiani e dai musulmani per motivi Che in parte sono connessi. Ma agli occhi dei Cristiani la sua funzione nel piano divino appartiene al passato. Ora sussiste soltanto il significato profondo Che il NT le ha scoperto.

VT

I. LA VOCAZIONE (el-Amarna).

La tradizione biblica la riconosce nella città di Melchisedec, contemporaneo di Abramo (Gen 14, 18 ss), e ne identifica forse la posizione con il Monte Moria dove Abramo offrì il suo sacrificio (2 Cron 3, 1). Al tempo dei Giudici, Gerusalemme era ancora una città pagana (Giud 19, 11 s), perché gli Israeliti avevano fallito nel loro primo tentativo di conquista (Giud 1, 1). Infine David la prese ai Gebusei (2 Sam 5, 6 ss). Ne chiamò la cittadella «città di David» (5, 9), la fortificò e ne fece la Capitale politica del suo regno. Trasportandovi l‘arca dell‘alleanza (6), vi fissò il santuario confederale delle dodici tribù, Che precedentemente era a Silo. La promessa di Natan Confermò Che Dio gradiva- questo luogo di residenza (7), e Salomone portò a termine su questo punto l‘opera del padre costruendo il tempio e dedicandolo solennemente (1 Re 6 - 8). Venne così ad essere determinato il destino religioso della Città. 2. Nella terra santa Gerusalemme occupa un posto a parte. Possesso personale della dinastia di David, essa rimane fuori del catasto delle tribù. Capitale politica, rappresenta in concreto l‘unità nazionale del popolo di Dio. Capitale religiosa, è il Centro spirituale di Israele perché Jahve risiede in essa, sul monte Sion, Che ha scelto Come dimora (Sai 78, 68 s; 132, 13- 18); Così i credenti salgono ad essa in frequenti pellegrinaggi. Duplice significato che giustifica il suo carattere di Città santa e le conferisce una funzione di primo piano nella fede e nella speranza di Israele.

II. IL DRAMMA A motivo di questo significato, Gerusalemme è trascinata nel dramma che scuote tutte le istituzioni del popolo di Dio nella epoca regia: esperimenta alternativamente la grazia e l‘ira di Dio. 1. Immediatamente dopo l‘apogeo del tempo di Salomone, Gerusalemme subisce subito il contraccolpo dello scisma Che Consegue alla sua morte. Il libro dei re vi vede il Castigo provvidenziale delle infedeltà del monarca (1 Re 11). Collegata a Giuda, la Città rimane la capitale di un regno ridotto e Conserva il tempio. Ma Geroboamo crea in Israele dei santuari ufficiali che le fan Concorrenza (12, 26-33), e presto la fondazione di Samaria (16,24) le innalzerà di fronte una capitale 2. Libera solidarietà. - L‘uomo è erede della benedizione, ma anche del peccato delle generazioni precedenti (MI 23, 35 s); esiste 1. La città cananea di Urushalim («fondazione del dio Shalem») è conosciuta da documenti accadici del sec. xiv (lettere di Tell GERUSALEMME 2. Tuttavia il significato di Gerusalemme sussiste, soprattutto agli occhi dei Giudei fedeli. Dopo la Caduta di Samaria, le speranze si rivolgono ad essa, ed Ezechia tenta di riunirle le tribù del Nord. Vi realizza una prima riforma religiosa (2 Re 18,1-4; cfr. 2 Cron 29 - 31), e sotto il suo regno la città esperimenta una liberazione straordinaria in occasione dell‘invasione di Sennacherib (2 Re 18, 13 -19, 36): il suo ricordo rimarrà scolpito negli spiriti, a gloria della città santa (Sai 48, 5-9). Un secolo più tardi, Giosia tenta di nuovo di raggruppare tutti gli Israeliti attorno ad un santuario dove il culto sarà ormai Centralizzato in modo stretto (2 Re 22, 1 -23, 25). Ultimo tentativo per salvare l‘opera nazionale di David. 3. Di fatto, «Dio non si ritrasse dalla vampa della sua ira... Disse: rigetterò questa città Che avevo scelto, Gerusalemme, ed il tempio di cui avevo detto: ivi sarà il mio nome» (2 Re 23,26s). Nonostante riforme temporanee, Gerusalemme e di fatto una città infedele al suo Dio, e ciò determina il suo destino. Infedele nei suoi re, che si abbandonano all‘idolatria (2 Re 16, 2 ss; 21, 3-9) e perseguitano i profeti (2 Cron 24, 21; cfr. Ger 36-38). Infedele nel suo sacerdozio, Che disprezza l‘insegnamento profetico (Ger 20) e permette all‘idolatria di stabilirsi nel tempio (2 Re 21, 4 s. 7; Ez 8). Infedele nel suo popolo, attirato dalle alleanze pagane, incurante della legge di Dio (Is 1, 16 s; Ger 7, 8 ss). «Perché è diventata una prostituta, la città fedele?» (Is 1,21). A meno di una Conversione sincera, l‘ira di Dio si abbatterà dunque su di essa: Isaia non vede salvezza Che per un resto santo (Is 4,2 s); Geremia promette al tempio la sorte di quello di Silo (Ger 7, 14); Ezechiele, ríepilogando le infedeltà della città, le annunzia il Castigo vicino (Ez 11, 1-12; 23; 24, 1- 14), perché Jahve ha deciso di abbandonarla (10, 18 ss). 4. Questi oracoli comminatori illuminano il significato della sua distruzione finale sotto i Colpi di Nabuchodonosor. È il giudizio di Dio che si Compie (cfr. Ez 9, 1 - 10, 7). Verificatosi l‘evento, la «figlia di Sion» non ha più che da confessare la sua lunga colpevolezza (Lam 1 -2); i suoi figli pregano Dio di far ricadere sui pagani il male che questi rivale. Viene così ad essere spezzata l‘unità della funzione politica e della funzione religiosa realizzata da David. hanno fatto a Gerusalemme, sua eredità (Sai 79). Al termine di questo dramma, il problema che si pone Concerne ormai il futuro.

III. VERSO LA NUOVA GERUSALEMME

1. Parallelamente allo svolgimento del dramma ed a misura Che ne annunciavano la soluzione, i profeti rivolgevano i loro sguardi verso un‘altra Gerusalemme. Isaia la vedeva ritornata, dopo la prova, «Città di giustizia e cittadella fedele» (Is 1, 26 s). Geremia scorgeva il giorno in Cui il popolo di Israele restaurato sarebbe tornato ad adorare Dio a Sion (Ger 31, 6. 12). Ezechiele descriveva minuziosamente la città futura, ricostruita attorno al tempio (Ez 40 - 46), centro di un paese paradisiaco (47, 1 - 48, 29), largamente aperta alle dodici tribù (48, 30-35) ed avente Come nome «Jahve è là» (48, 35). Durante il periodo dell‘esilio queste visioni del futuro si sviluppano in promesse grandiose: Gerusalemme, vuotato il calice dell‘ira divina, ritroverà le sue vesti festive (Is 51, 17-52,2). Magnificamente ricostruita (54, 11 s) e diventata nuovamente la sposa di_ Jahve (54, 4-10), essa vedrà moltiplicarsi meravigliosamente i suoi figli (54, 1 ss; 49,14- 26). 2. La restaurazione conseguente all‘editto di Ciro (Esd 1 - 3) e poi la ricostruzione del tempio (5 - 6) sembrano mettere a portata di mano la realizzazione di questi oracoli. I profeti contemporanei annunciano la gloria della nuova città e del suo tempio, chiamati a diventare il centro religioso dell‘universo (Agg 2, 6-9; Is 60; 62). Anzi, presto, il quadro si stacca dalle realtà prosaiche e si confonde con l‘immagine del paradiso ritrovato (Is 65, 18): Sion partorirà il nuovo popolo per una gioia senza pari (66,6-14). Tuttavia la situazione concreta rimane meno brillante, e la Città Continua a Conoscere la sua parte di prove: le mura restano a lungo in rovina (cfr. Sal 51,20; 102,14-18), ed occorre l‘energia di Neemia per ricostruirle (Neem 1 - 12). Sotto l‘impulso dei suoi restauratori, essa diventa la «fortezza della torah», isolata il più possibile dagli influssi stranieri (cfr. Neem 13). Ma questa Capitale di una minuscola provincia è ormai priva di ogni funzione politica importante. 3. Sul piano religioso Gerusalemme svolge ora la sua missione essenziale. Da ogni parte i Giudei si rivolgono ad essa (Dan 6, 11): Vi si sale in pellegrinaggio (Sai 122) e si pone la propria gioia nel dimorarvi (Sai 84). $ l‘epoca delle belle liturgie nel tempio (Eccli 50,1-21). 1 salmi celebrano la residenza di Jahve (Sai 46; 48), Chiamata a diventare la madre di tutte le nazioni (Sai 87). Giocando sul significato del suo nome, le si augura la «pace» (salmm: Sal 122, 6-9) e la si invita a lodare Dio (Sai 147, 12 ss). Gli ultimi testi profetici ne fanno il teatro del giudizio escatologico (Gioe 4, 9-17) e del banchetto di gioia offerto a tutta l‘umanità (Is 25,6 ss); ne evocano la liberazione e la trasfigurazione finale (Zac 12; 14). Descrivendo in anticipo in termini lirici la felicità che Dio le riserva (cfr. Tob 13), la invitano alla fiducia (Bar 4, 30 - 5, 9). Essa conoscerà ancora la prova, sotto il re Antioco che la profanerà (1 Mac 1,36-40). Ma, in Contrasto Con questa realtà storica spesso poco brillante, le apocalissi giudaiche presenteranno un‘immagine sempre più fantastica della Città futura. Per esse, esiste fin d‘ora una Gerusalemme Celeste, di Cui la Città davidica non è Che la riproduzione imperfetta. Negli ultimi tempi questa Gerusalemme sarà rivelata da Dio e discenderà sulla terra. Come esprimere meglio la trascendenza dell‘ordine futuro in rapporto ad un‘esperienza storica Che ne racchiudeva già la figura piena di significato?

NT

I. LA GERUSALEMME TERRENA E LA REALIZZAZIONE DELLA SALVEZZA

Da Marco a Giovanni, Gerusalemme occupa un posto sempre più importante nei vangeli. Ma in Luca la sua funzione e meglio sottolineata, nel punto d‘unione del vangelo e degli Atti. 1. Secondo il vangelo di Marco, l‘eco della predicazione di Giovanni Battista giunge fino a Gerusalemme (MC 1, 5). Ma il vangelo del regno annunziato da Gesù ha inizio e si isola dapprima in Galilea (1, 28. 39). Gesù non si volge a Gerusalemme se non dopo aver urtato Contro l‘incredulità delle Città di Galilea (6, 1-6; 8, 11 s; 9, 30) e dopo aver annunziato per tre volte la sua passione: non vi sale che per consumarvi il suo sacrificio (10, 32 ss). Da questo momento si svolge il dramma: Gesù entra trionfalmente nella città conformemente alla Scrittura (11, 1-11) e vi Compie azione di profeta purificando il tempio (11, 15-19). Successo senza domani, perché egli urta contro l‘opposizione delle autorità giudaiche (11, 27 - 12, 40). Perciò, nella prospettiva della sua morte imminente (12, 6-9), egli profetizza il castigo della città e la profanazione del suo tempio (13, 14-20), fine di un’economia religiosa scaduta e preludio alla consumazione finale (13, 24-27). Effettivamente Gesù, rigettato dal popolo (15,6-15), condannato dai suoi capi (14,53-64), è crocifisso fuori della Città (15,20 ss). Mentre egli muore, il velo del tempio si lacera, per indicare Che l‘antico santuario ha perso il suo carattere sacro (15, 33- 38). Qui Gerusalemme è il luogo del grande rifiuto. 2. A questo schema, Matteo aggiunge parecchi tratti. Il dramma futuro si proietta sull’infanzia di Gesù: mentre dei pagani guidati da un astro (cfr. Num 24, 17) vengono a Betlemme ad adorare il Messia (Mt 2, 1 s. 9 ss), gli scribi non sanno riconoscere in Gesù colui Che le loro Scritture annunciano (2, 4 ss) ed il re Erode medita già di farlo morire (2, 16 ss). L‘emozione puramente umana di Gerusalemme (2,3) non perviene quindi ad un atto di fede. La Capitale è privata della corona a vantaggio di Betlemme e di Nazaret. Figlio di David, Gesù non porterà il nome di Gerusalemme, la città del suo antenato, ma quello di Nazaret (2, 23). Durante il ministero pubblico, gli avversari peggiori di Gesù vengono da Gerusalemme (15, 1). Perciò egli fa lamento sulla sorte riservata alla Città, che mette a morte gli inviati divini (23, 37 ss). Di conseguenza, m Galilea hanno luogo infine le apparizioni durante le quali Gesù risorto manda i suoi apostoli a tutte le nazioni (28, 7. 16-20). 3. In questo disegno un po ? Convenzionale, Giovanni introduce annotazioni storiche più Complesse. Egli di fatto conosce parecchi viaggi di Gesù a Gerusalemme, dove si svolge la maggior parte del dramma. Presenta a lungo l‘incredulità del suo popolo (Gv 2, 13-25), la difficoltà che i suoi dottori migliori incontrano nel credere (3, 1- 12), i miracoli che Gesù vi compie e le contraddizioni Che vi deve subire (5; 7-10). Il suo ultimo miracolo è compiuto alle porte di Gerusalemme, come un‘ultima testimonianza sulla sua opera salutare; ma Gesù se ne ritira quando sa che si complotta Contro di lui (11, 1-54). Non vi ritorna Che per portare a compimento la sua ora (12, 27; 17, 1). Ancor più che in Marco, qui è sottolineato il grande rifiuto- 4. Unendo al racconto evangelico un abbozzo delle origini cristiane, Luca mette in evidenza un‘altra faccia di questo dramma sacro di cui Gerusalemme è il Centro. Nella vita di Gesù essa è il luogo al quale tutto fa Capo. Il bambino Gesù vi è presentato, ed anime fedeli ve lo sanno riconoscere (Le 2, 22-38); vi sale all‘età di dodici anni e vi manifesta la sua sapienza in mezzo ai dottori (2, 41-50): annunzi velati della sua manifestazione e del suo sacrificio futuri. Infatti Gerusalemme è lo scopo della sua vita: «Non Conviene Che un profeta perisca fuori di Gerusalemme» (13, 33). Luca quindi dà un grande rilievo all‘ascesa di Gesù verso la Città in Cui deve avvenire la sua partenza (9, 31; 9, 51; 13, 22; 17, 11; 18, 31; 19, 11. 28). Dinanzi al rifiuto definitivo opposto alla sua missione, egli ne annunzia la rovina in termini più precisi che non in Marco e in Matteo (19,41-44; 21, 20-24). Ma la prospettiva di un tempo intermedio, il «tempo dei pagani», separa nettamente questo evento dalla consumazione finale (21, 24-28). Di fatto, se la storia di Gesù termina a Gerusalemme con il suo sacrificio, le sue apparizioni e la sua ascensione (24, 36-53; Atti 1,4-13), di là riparte poi la storia della testimonianza resa dagli apostoli. A Gerusalemme essi ricevono lo Spirito (Atti 2). Da quel momento hanno la missione di portare il vangelo da Gerusalemme fino in Giudea, in Samaria ed alle estremità della terra (1, 8; cfr. Lc 24, 47 s). Effettivamente essi annunciano dapprima la buona novella nella città e vi fondano la comunità Cristiana (Atti 2 - 7). Il sinedrio vi rinnova contro di essi l‘ostilità che aveva causato la morte di Gesù (4,1-31; 5,17-41). Per bocca di Stefano, Dio annunzia quindi la distruzione del tempio fatto da mano d‘uomo, in punizione della resistenza di Israele allo Spirito Santo e del suo rigetto di Gesù (7, 44-53). La persecuzione suscitata da queste parole provoca la dispersione di una parte della comunità (8, 1); ed ecco, per una conseguenza paradossale, una nuova espansione del vangelo in Samaria (8,2-40), a Cesarea (10), poi fino ad Antiochia (11, 19-26), dove i primi pagani sono accolti nella Chiesa. Così pure la morte del primo testimone del vangelo ha Come frutto la conversione di Saulo, il persecutore che diventerà uno strumento eletto nelle mani di Dio (7, 58 - 8, 1 ss; 9, 1-30)- Da quel momento Saulo lascia Gerusalemme per incominciare il suo compito di missionario (9, 30; 11, 25 s): anche Pietro la lascia dopo la sua prigionia (12,17); Gerusalemme cessa così di essere il centro della evangelizzazione per andare verso il destino che Gesù le ha predetto. Infine, un giorno, Paolo vi salirà di nuovo, ma per soffrirvi come Cristo (21, 11) e subirvi un altro rifiuto (22, 17-23). Il vangelo lascia Gerusalemme per raggiungere «le estremità della terra».

II. DALLA GERUSALEMME TERRESTRE ALLA GERUSALEMME CELESTE

1. S. Paolo, lo «strumento eletto» convertito sulla strada di Damasco (Atti 9) è il primo a sottolineare il superamento dell‘antica Gerusalemme da parte di una nuova Gerusalemme che ha radici nel Cielo. Ai Galati egli presenta questa Gerusalemme di lassù, madre nostra, erede delle promesse divine, perseguitata dalla Gerusalemme della terra, che è chiamata a scomparire dinanzi ad essa (Gal 4, 24-31). 2. La lettera agli Ebrei riprende la stessa immagine. Questa Gerusalemme celeste, Città del Dio vivente (Ebr 12, 21 ss), Cui i cristiani si sono già avvicinati al momento del battesimo, è la residenza divina dove si trova il tempio «non fatto da mano d‘uomo», termine della missione di Cristo (9,24; cfr. 9, 11 s). Questo tempio era il modello (typos: 8, 5), di cui il tempio di quaggiù non era che la copia, l‘ombra, la riproduzione, la figura (8,5; 10,1): realtà trascendente Che le apocalissi giudaiche evocavano in termini magnifici. 3. L’Apocalisse giovannea ne riprende la ?descrizione per contemplare nella sua perfezione finale la Chiesa, sposa dell‘=agnello (Apoc 21, 1- 22, 5), meraviglia sfavillante e città di sogno. 1 testi profetici Che descrivevano la nuova Gerusalemme, specialmente quelli di Ezechiele e del libro di Isaia, sono qui ripresi e reinterpretati in modo tale che la città terrestre è persa di vista. È inteso soltanto il suo modello celeste; ma la Chiesa della terra ne porta già in sé l‘immagine, perché partecipa al suo mistero: essa è la città santa che i pagani calpestano con la persecuzione (11,2). A1 termine del NT la capitale di Israele, l‘antico luogo di residenza di Jahve in terra, non ha più che il valore di una figura. Nel momento stesso in cui si realizza per essa la nuova tragedia annunziata da Gesù, le promesse di cui era provvisoriamente depositatia passano ad un‘altra Gerusalemme, ad un tempo attuale e tesa verso la sua perfezione finale, patria definitiva di tutti i redenti: «Gerusalemme, città del cielo, beala visione di pace» (Inno della dedicazione delle Chiese).

Autore: M. Join Lambert e P. Grelot
Fonte: Dizionario teologico biblico