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Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Fratello


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La parola «fratello», nel senso più stretto, designa le persone nate dallo stesso seno materno (Gen 4,2). Ma in ebraico, come in molte altre lingue, si applica per estensione ai membri di una stessa famiglia (Gen 13,8; Lev 10, 4; cfr. Mc 6, 3), d‘una stessa tribù (2 Sam 19, 13), di uno stesso popolo (Deut 25, 3; Giud 1, 3), in opposizione agli stranieri (Deut 1, 16; 15, 2 s); designa infine i popoli discendenti da uno stesso antenato, come Edom ed Israele (Deut 2, 4; Am 1, 11). Accanto a questa fraternità fondata sulla ? came, la Bibbia ne conosce un‘altra, il cui legame è di ordine spirituale: fraternità per la fede (Atti 2, 29), la simpatia (2 Sam 1, 26), la funzione simile (2 Cron 31, 15; 2 Re 9, 2), l‘alleanza stipulata (Am 1, 9; 1 Re 20, 32; 1 Mac 12, 10)... Questo uso metaforico della parola fa vedere Che la fraternità umana, come realtà vissuta, non si limita alla semplice consanguineità, benché questa ne costituisca il fondamento naturale. La rivelazione non parte da una riflessione sul fatto che tutti gli uomini sono naturalmente fratelli. Non che essa respinga l‘ideale di fraternità universale; ma sa che è irrealizzabile, e ne ritiene la ricerca fallace, finché non è Compiuta in Cristo. Del testo, infatti, proprio ad esso mira già il VT attraverso Comunità fraterne elementari fondate sulla stirpe, il sangue o la religione; ed infine il NT incomincia a realizzarlo nella comunità della Chiesa.

VT

VERSO LA FRATERNITA UNIVERSALE

1. Alle origini. - Creando il genere umano «da un sol principio» (Atti 17, 26; cfr. Gen 1- 2), Dio ha posto nel cuore degli uomini il sogno di una fraternità in Adamo; ma questo sogno non diventerà realtà se non dopo un lungo cammino. Infatti, tanto per incominciare, la storia dei figli di Adamo è quella di una fraternità spezzata: geloso di Abele, Caino lo uccide; non vuol neppur sapere dov ?è suo fratello (Gen 4, 9). Da Adamo, l‘umanità era peccatrice. Con Caino si rivela in essa un volto di odio, Che vanamente essa cercherebbe di velare dietro il mito di una bontà umana originale. L‘uomo deve riconoscere Che il peccato è in agguato alla porta del suo cuore (Gen 4, 7): ne dovrà trionfare, se non vuole esserne dominato. 2. La fraternità nell’alleanza. - Prima Che Cristo assicuri questo trionfo, il popolo eletto farà un lungo apprendistato della fraternità. Non già, di Colpo, la fraternità Con tutti gli uomini; ma la fraternità tra figli di Abramo, mediante la fede nello stesso Dio e mediante la stessa alleanza. Questo è l‘ideale definito dalla legge di santità: «Non odierai il tuo fratello..., amerai il tuo prossimo» (Lev 19, 17 s). Niente dispute, niente rancori, niente vendette! Un‘assistenza positiva, come quella richiesta dalla legge del levitato a proposito del dovere essenziale di fecondità: quando un uomo muore senza figli, il parente più prossimo deve «suscitare una posterità al suo fratello» (Deut 25, 5-10; Gen 38, 8. 26). Le tradizioni patriarcali riferiscono begli esempi di questa fraternità: Abramo e Lot sfuggono alle discordie (Gen 13, 8), Giacobbe si riconcilia con Esaù (33, 4), Giuseppe perdona ai suoi fratelli (45, 1-8). Ma l‘attuazione di un simile ideale urta continuamente contro la durezza dei cuori umani. La società israelitica, come la vedono i profeti, ne rimane molto lontana. Nessun amor fraterno (Os 4, 2); «nessuno risparmia il proprio fratello» (Is 9, 18 ss); l‘ingiustizia è universale, non è più possibile nessuna fiducia (Mi 7, 2-6); non ci si può «fidare di nessun fratello, perché ogni fratello vuole soppiantare l‘altro» (Ger 9, 3), ed anche Geremia è perseguitato dai suoi stessi fratelli (Ger 11,18; 12, 6; cfr. Sal 69,9; Giob 6,15). A questo mondo duro i profeti ricordano le esigenze della giustizia, della bontà, della compassione (Zac 7,9s). Il fatto di avere il loro creatore Come padre Comune (Mal 2, 10) non conferisce a tutti i membri dell‘alleanza una fraternità ancor più reale della loro comune discendenza da Abramo (cfr. Is 63,16)? Similmente i sapienti vantano la vera fraternità. Nulla è più doloroso che l‘abbandono dei fratelli (Prov 19,7; Giob 19, 13); ma un vero fratello ama sempre, anche nell‘avversità (Prov 17, 17); non lo si può barattare con l‘oro (Eccli 7, 18), perché «un fratello aiutato dal suo fratello è una roccaforte» (Prov 18, 19 LXX). Dio odia le contese (Prov 6,19), ama la concordia (Eccli 25, 1). «Oh! Com‘è dolce per i fratelli abitare assieme!» (Sal 133, 1). 3. Verso la riconciliazione dei fratelli nemici. - Tuttavia il dono della legge divina non è sufficiente a ricreare un mondo fraterno. La fraternità umana vi fa difetto a tutti i livelli. Al di là delle querele individuali, Israele vede dissolversi il legame delle sue tribù (cfr. 1 Re 12, 24), e lo scisma ha come conseguenza guerre fratricide (ad es. Is 7,1-9). All‘esterno, esso urta Contro i popoli-fratelli più vicini, come Edom, che ha il dovere di amare (Deut 23, 8), ma che, dal canto suo, non lo risparmia punto (Am 1, 11; cfr. Num 20,14-21). Che dire delle nazioni più lontane, che un odio rigoroso oppone tra loro? In presenza di questo peccato collettivo, i profeti si rivolgono a Dio. Egli solo potrà restaurare la fraternità umana quando realizzerà la salvezza escatologica. Allora riunirà Giuda e Israele in un sol popolo (Os 2, 2 s. 25), perché Giuda ed Efraim non saranno più gelosi (Is 11,13 s); radunerà tutto Giacobbe (Mi 2, 12), sarà il Dio di tutte le tribù (Ger 31, 1); i «due popoli» Cammineranno d‘accordo (Ger 3, 18) grazie al re di giustizia (23, 5 s) e non ci sarà più Che un solo regno (Ez 37, 22). Infine questa fraternità si estenderà a tutte le nazioni: riconciliate tra loro, esse ritroveranno la pace e l‘unità (Is 2, 1-4; 66, 18 ss).

NT

TUTTI FRATELLI IN GESÙ CRISTO

Il sogno profetico di fraternità universale diventa realtà in Cristo, nuovo Adamo La sua realizzazione terrena nella Chiesa, per quanto ancora imperfetta, è il segno tangibile del suo compimento finale. 1. Il primogenito tra molti fratelli. - Con la sua morte in croce Gesù è diventato «il primogenito tra molti fratelli» (Rom 8,29); ha riconciliato Con Dio e fra loro le due frazioni dell‘umanità: il popolo giudaico e le nazioni (Ef 2,11-18). Esse hanno ora accesso insieme al regno, ed il fratello più vecchio - il popolo giudaico - non deve più essere geloso del prodigo, ritornato infine alla casa del padre (LC 15, 25-32). Dopo la risurrezione, Cristo può Chiamare i discepoli fratelli (Gv 20,17; Mt 28, 10). Questa è ora la realtà: tutti coloro Che lo ricevono diventano figli di Dio (Gv 1, 12), fratelli, non in ragione della filiazione di Abramo secondo la carne, ma grazie alla fede in Cristo e alla realizzazione della volontà del Padre (Mt 12,46-50 par.; cfr. 21, 28-32). Gli uomini diventano così fratelli di Cristo non in senso figurato ma in virtù di una nuova nascita (Gv 3,3). Sono nati da Dio (l, 13), e hanno la stessa origine di Cristo che li ha santificati e «non arrossisce nel chiamarli fratelli» (Ebr 2, 11). Cristo infatti è diventato in tutto simile a noi, per farci diventare figli con lui (2,10-17). Figli di Dio in senso pieno, in grado di dirgli «Abba», siamo così coeredi di Cristo, in quanto divenuti suoi fratelli (Rom 8,14-17), molto più legati a lui di quanto potremmo esserlo a dei fratelli secondo la Carne. 2. La comunità dei fratelli in Cristo. - Ancor vivente, Gesù ha posto egli stesso le basi ed ha enunciato la legge della nuova comunità fraterna: ha ripreso e perfezionato i comandamenti concernenti le relazioni tra fratelli (Mt 5, 21-26), dando un posto notevole al dovere della Correzione fraterna (Mt 18, 15 ss). Se quest‘ultimo testo lascia intravvedere una comunità limitata, da Cui il fratello infedele può essere escluso, altrove si vede che essa è aperta a tutti (Mt 5, 47): ognuno deve esercitare il suo amore verso il più piccolo dei suoi fratelli sventurati, perché in essi trova sempre Cristo (Mi 25, 40). Dopo la risurrezione, quando Pietro ha «Confermato i suoi fratelli» (Lc 22, 31 s), i discepoli costituiscono dunque tra loro una «Comunità di fratelli» (1 Piet 5, 9). Certamente, all‘inizio, Continuano a dare il nome di «fratelli» ai Giudei, loro compagni di razza (Atti 2,29; 3,17 ...). Ma Paolo vede in essi soltanto più suoi fratelli «secondo la Carne» (Rom 9, 3). Infatti una nuova razza è sorta dai Gíudei e dalle nazioni (Atti 14, 1 s), riconciliati nella fede in Cristo. Nulla più divide tra loro i suoi membri, neppure la differenza di condizione sociale tra padroni e schiavi (Filem 16); essi sono tutti uno in Cristo, tutti fratelli, fedeli diletti da Dio (ad es. Col 1, 2). Tali sono i veri figli di Abramo (Gal 3, 7- 29): Costituendo il corpo di Cristo (1 Cor 12, 12-27), essi hanno trovato nel nuovo Adamo il fondamento e la fonte della loro fraternità. 3. L’amore fraterno. - L‘amore fraterno si esercita anzitutto in seno alla comunità credente. Questa «filadelfia sincera» non è una semplice filantropia naturale: non può venire Che dalla «nuova nascita» (1 Piet 1, 22 s). Non ha nulla di platonico, perché, pur cercando di raggiungere tutti gli uomini, si esercita all‘interno della piccola Comunità: fuga dai dissensi (Gal 5, 15), mutuo aiuto (Rom 15, 1), elemosina (2 Cor 8 - 9; 1 Gv 3, 17), delicatezza (1 Cor 8, 12). Essa Conforta Paolo quando giunge a Roma (Atti 28, 15). Nella sua lettera, Giovanni sembra aver dato alla parola «fratello» un‘estensione universale, Che altrove è riservata piuttosto alla parola «prossimo». Ma il suo insegnamento è identico, e pone l‘amore fraterno in netta antitesi con l‘atteggiamento di Caino (1 Gv 3, 12-16), facendone il segno indispensabile dell‘amore verso Dio (1 Gv 2, 9-12). 4. Verso la fraternità perfetta. - Tuttavia la comunità dei credenti non è mai perfettamente realizzata qui in terra: vi si possono sempre trovare persone indegne (1 Cor 5, 11), ed introdurre falsi fratelli (Gal 2, 4 s; 2 Cor 11, 26). Ma essa sa che un giorno il demonio, l‘accusatore di tutti i fratelli dinanzi a Dio, sarà Cacciato fuori (Apoc 12, 10). In attesa di questa vittoria finale, che le permetterà di realizzarsi pienamente, essa attesta già che la fraternità umana è in cammino verso l‘uomo nuovo sognato fin dalle origini.

Autore: A. Negrerier e X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario teologico biblico