Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Empio


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Con un vocabolario vario, sia in ebraico che in greco, la Bibbia descrive un atteggiamento spirituale Che è l‘opposto della pietà: al disprezzo di Dio e della sua legge esso aggiunge una sfumatura di ostilità e di sfida. Paolo annunzia la venuta dell‘«uomo di empietà» per eccellenza che, negli ultimi tempi, «si innalzerà al di sopra di tutto e si proclamerà Dio» (2 Tess 2, 3 s. 8); aggiunge che «il mistero dell‘empietà è già in azione» nel mondo (2, 7). Di fatto esso è in azione dall‘inizio della storia, da quando Adamo ha disprezzato il comando di Dio (Gen 3,5.22).

VT

1. Gli empi di fronte a Dio. - L‘empietà è un fatto universale nell‘umanità peccatrice: empietà della generazione del diluvio (Gen 6, 11; cfr. Giob 22, 15 ss), dei Costruttori di Babele (Gen 11, 4), degli abitanti di Sodoma (Sap 10, 6)... Ma si afferma con una chiarezza particolare nei popoli pagani nemici di Israele, dal faraone persecutore (cfr. Sap 10, 20; 11,9) ai Cananei idolatri (Sap 12, 9), da Sennacheríb il blasfemo (Is 37, i`/) alla orgogliosa Babilonia (Is 13, 11; 14, 4) ed al persecutore Antioco Epifane (2 Mac 7, 34). Tuttavia lo stesso popolo di Dio non ne è esente: empi, i rivoltosi del deserto (Sal 106,13-33) come gli abitanti infedeli della terra promessa (Sal 106, 34-40); empia, la nazione peccatrice contro la quale Dio manda i pagani Che la castigheranno (Is 10,6; cfr. l, 4). Nonostante la conversione nazionale, i salmisti ed i sapienti denunceranno ancora dopo l‘esilio l‘esistenza dell‘empietà del popolo fedele, e la crisi maccabaica porrà in primo piano taluni giudei sviati (cfr. 1 Mac 2, 23; 3, 15; 6, 21; ecc.).

2. Gli empi ed i giusti. - Nella letteratura sapienziale il genere umano appare diviso in due Categorie: di fronte ai giusti ed ai sapienti, gli empi e gli stolti (follia). Tra gli uni e gli altri un‘opposizione ed una lotta fratricida Che abbozza già il dramma delle due città. Iniziato alle origini con Caino ed Abele (Gen 4, 8...), questo dramma si presenta in ogni tempo. L‘empio dà libero corso ai suoi istinti: astuzia, violenza, sensualità, orgoglio (Sal 36,2-5; Sap 2, 6-10); disprezza Dio (Sal 10, 3 s; 14, 1); si accanisce Contro i giusti ed i poveri (Sal 10, 6-11; 17, 9-12; Sap 2, 10-20)... Successo apparente, Che talvolta può durare e che causa una vera angoscia alle anime religiose (Sal 94, 1-6; Giob 21,7-13); perché preoccupati anzitutto della giustizia, i perseguitati domandano a Dio la rovina di questi sviati malefici (Sal 10, 12-18; 31, 8 s;109, 6...) ed assaporano in anticipo una vendetta Che ci stupisce (Sal 58,11).

3. La retribuzione degli empi. - I fedeli dell‘alleanza ben sanno che gli empi vanno alla rovina (cfr. Sal 1, 4 ss; 34, 22; 37, 9 s. 1217.20). Ma questa affermazione tranquilla della retribuzione, immaginata ancora in una prospettiva temporale, urta contro fatti scandalosi. Ci sono empi Che prosperano (Ger 12, 1 s; Giob 21, 7-16; Sal 73, 2-12), come se la sanzione divina non esistesse (Eccle 7, 15; 8, 10-14). Tuttavia l‘escatologia profetica assicura che negli ultimi tempi il remessia farà perire gli empi (Is 11, 4; Sal 72, 3), e che Dio li sterminerà al momento del giudizio (cfr. Is 24,1- 13; 25, 1 s); ma, nell‘attesa di quest‘ultimo giorno, non precisa il modo in cui gli empi dovranno espiare i loro Crimini. Tuttavia la questione deve essere regolata per tutti sul piano individuale, e bisogna attendere una data posteriore perché si chiarisca. Infine, all‘epoca dei Maccabei, si sa che tutti gli empi compariranno personalmente al tribunale di Dio (2 Mac 7, 34 s) e per essi non Ci sarà risurrezione alla vita (2 Mac 7, 14; cfr. Dan 12, 2). Il libro della Sapienza può quindi delineare il quadro del loro castigo finale, oltre la morte (Sap 3, 10 ss; 4, 3-6; 5, 7-14). Questa attestazione solenne è la fonte di una riflessione salutare. Di fatto Dio non vuole la morte dell‘empio, ma che si converta e viva (Ez 33, 11; cfr. 18, 20-27 e 33, 8-19). Una simile prospettiva misericordiosa si ritroverà nel NT.

NT

1. La vera empietà. - Nel vocabolario greco del NT, l‘atteggiamento spirituale stigmatizzato dal VT è designato in modo più preciso: è l‘empietà (asèbeia), l‘ingiustizia (adikìa), il rigetto della legge (anomìa). Tuttavia, attraverso le discussioni di Gesù e dei farisei, si vedono presto di fronte due concezioni di questo disprezzo di Dio. Per i farisei, la pietra di paragone della pietà è la pratica delle prescrizioni legali e delle tradizioni che le Circondano; l‘ignoranza in questa materia è già un‘empietà (cfr. Gv 7,49). Gesù quindi ha torto di mangiare Con i peccatori (Mi 9, 11 par.), di essere loro amico (Mt 11, 19 par.), di entrare in casa loro (LC 19, 7). Ma Gesù sa bene che ogni uomo è peccatore e nessuno può dire di essere pio e giusto; il vangelo che egli apporta dà appunto ai peccatori una possibilità di penitenza e di salvezza (Lc 5, 32). La pietra di paragone della vera pietà sarà quindi l‘atteggiamento adottato nei confronti di questo vangelo.

2. La chiamata degli empi alla salvezza. - Il problema è esattamente lo stesso dopo che Cristo ha consumato il suo sacrificio morendo «per mano degli empi» (Atti 2, 23). Egli è morto «giusto per gli ingiusti» (1 Piet 3, 18), benché abbia voluto «essere annoverato tra i malfattori» (LC 22, 37). È morto per gli empi (Rom 5, 6) affinché questi siano giustificati dalla fede in lui (Rom 4,5). Tali sono i giusti del NT: empi giustificati per grazia. Avendo riconosciuto nel vangelo la chiamata alla salvezza, essi hanno rinunciato all‘empietà (Tito 2, 12) per rivolgersi a Cristo. Ormai i veri empi sono Coloro che rifiutano questo messaggio o lo corrompono: i falsi dottori che turbano i fedeli (2 Tim 2,16; Giuda 4,18; 2 Piet 2, 1 ss; 3,3s) e meritano il nome di anticristi (1 Gv 2,22); gli indifferenti che vivono in un‘ignoranza volontaria (2 Píet 3, 5; cfr. Mt 24, 37; Lc 17, 26-30); a più forte ragione le potenze pagane Che susciteranno contro il Signore l‘empio per eccellenza (2 Tess 2, 3. 8). Questo è il contesto in cui si rivela ormai il mistero dell‘empietà. 3. L’ira di Dio sugli empi. - Ora, ancor più che nel VT, il castigo di questa empietà è presentemente una certezza. L‘ira di Dio si rivela, in modo permanente, contro ogni empietà ed ingiustizia umana (Rom 1, 18; cfr. 2, 8); ciò è. tanto più vero nella prospet tiva degli ultimi tempi e del giudizio finale. Allora il Signore annienterà l‘empio con lo splendore della sua venuta (2 Tess 2, 8), e tutti coloro che partecipano al mistero della empietà saranno confusi e castigati (Giuda 15; 2 Piet 2, 7). Se il Castigo tarda, si è perché Dio porta pazienza per permettere ai malvagi di Convertirsi (2 Piet 2, 9).

Autore: A. Darrieutort e P. Grelot
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica